Idea, timing, business model, team. Tutto quello che serve per fare impresa.
Per chi ha vissuto un’esperienza di StartUp oppure ha avuto la possibilità di confrontarsi con i famosi incubatori d’impresa, sa che tutto (o molto di questo ecosistema) gira intorno alla parola: idea.
Cosa potrebbe accadere alla mia vita se avessi l’idea giusta?
… se avessi l’idea giusta, potrei finalmente cambiare la mia vita, realizzarmi nel lavoro e dopo qualche anno di grandi fatiche, godermi il frutto di tanto impegno!…
Questa potrebbe essere una delle possibili risposte a questa domanda ma sfatiamo un mito, non funziona proprio così. Questa semplificazione rischia di essere un approccio troppo banale e un pò forviante se si vuole invece analizzare l’argomento “come fare impresa” nella sua interezza.
Cercherò di essere più esauriente e spiegarmi meglio nel proseguo dell’articolo.
I 5 elementi per “Fare Impresa”
Il rischio principale dell’ecosistema StartUp, problema soprattutto italiano, è che piano piano si inizi a vedere l’idea come se fosse un’entità immodificabile e l’unico aspetto da cui dipende tutto il proseguo della vita e della riuscita di una StartUp. In ragione di ciò, si tende a credere che sarà solo l’idea ad essere finanziata e poco importa il contorno. Anche in eventi legati a questo mondo come gli StartUp Weekend, chi gioca il ruolo centrale non è il team (che verrà costruito successivamente), ma invece il pitch più avvincente sulla base di una possibile intuizione. Certo sto esasperando un pò il concetto, ma a mio parere stiamo correndo il rischio di perdere un pò la bussola e l’attenzione su alcuni tasselli fondamentali e forse più importanti, in ottica futura. Questo pensiero l’ho formulato dopo esperienze vissute in prima persona e successivamente, navigando sul web, ascoltando persone molto più competenti in materia di me, come Bill Gross.
Il famoso imprenditore americano, in una sua partecipazione ai TED talks, parlando al pubblico della sua personale esperienza lavorativa in materia di “Fare Impresa”, individua molti ingredienti fondamentali e spiega come tutte queste singole componenti siano importantissime e legate insieme.
Gross individua in particolare altri 4 aspetti oltre alla ‘idea:
- il team
- il business model
- il funding (cioè il finanziamento)
- il timing
Questi aspetti se sottovalutati in un contesto come quello odierno di estrema incertezza in cui andrà ad operare la StartUp, abbinato ai rapidissimi cambiamenti di mercato, porteranno ai numeri che ci descrive MindTheBridge con più dell’80% delle StartUp finanziate in Italia fallisce! La consolazione (se così possiamo chiamarla) è che anche la Silicon Valley non fa eccezione e non si distacca da questi dati.
Come viene spiegato molto bene nel video l’intuizione originale ha un peso importante ma non è la sola cosa fondamentale nell’economia Startuppara: team e timing sono componenti altrettanto importanti.
Team & Timing e non solo…
Il team molte volte si imbatte in una lunga serie di problemi dove tra i più comuni troviamo: mancanza di competenze interne, opinioni discordanti sulle strategie da adottare, invidie e poca disponibilità all’apertura da parte del gruppo stesso a nuovi ingressi. Queste divergenze se non affrontate correttamente e in modo tempestivo, avranno l’effetto della paglia che brucia e innescheranno una reazione a catena. Si correrà il rischio che questa situazione possa dar vita a forti rallentamenti nei processi di creazione e validazione dell’impresa, dando origine a sua volta a una corrosione nell’armonia del gruppo in cui verrà sempre meno l’entusiasmo e la sinergia.
La sensazione che tutto andrà a rotoli, la percepisci piano piano… inizia a farsi spazio nell’aria e l’ambiente trabocca di elettricità. Il team non sarà più coeso e mancherà quel filo importantissimo che tiene unito tutto, cioè la fiducia reciproca nel lavoro degli altri componenti del gruppo e nel progetto stesso. Tutti penseranno di aver la soluzione giusta ma questa soluzione è circoscritta al proprio pensiero e non è verificata da nessun dato, zero feedback!
Solo ore passate a discutere su quale parola utilizzare all’interno del Business Plan che si trasforma da opportunità ad una barriera insormontabile. Soprattutto quando visto come verità assoluta e non come punto di riflessione e un tool di apprendimento. Tutto questo andrà ovviamente ad incidere chiaramente sul timing della StartUp come spiega molto bene Trevor Owens nel video “The Startup Curve” descrivendo l’andamento emozionale all’interno di una StartUp nell’arco del tempo.
Per chi volesse approfondire ancora di più l’argomento trovo molto interessante l’articolo di Andrew Chen, advisor e investor di famose startups tra cui Dropbox.
Le gestione del team e la fase di esecuzione sono quindi operazioni veramente difficili da governare, portare a termine e molto estenuanti anche a livello emotivo. In alcune occasioni poi rallentamenti e litigi personali potrebbero essere frutto di metodologie e approcci diversi al lavoro. Il risultato però non cambia: obiettivo fallito! Ed insieme al progetto si perdono anche tempo, entusiasmo e in molte occasioni anche finanziamenti!
Fallire è il primo passo
Ho deciso di scrivere questo articolo, dal titolo “L’idea non è tutto. Impariamo ad innovare” perché nel tentativo di costruzione di un percorso imprenditoriale, il fallimento è dietro l’angolo. Fallire può capitare a tutti ma non deve essere visto come una macchia nera indelebile da inserire sul proprio curriculum anzi può far bene senza ovviamente idolatrarne il significato. L’imprenditoria è una forma di management e non arriva dal nulla. L’apprendimento, soprattutto in questo campo, dovrebbe trovare più spazio anche nel nostro sistema scolastico. Cercare di innovare poi è ancora più difficile! Con il giusto team però ed il giusto mix di tutti gli altri ingredienti non è impossibile.
Avanish Kaushik digital marketing evangelist di Google e Co-founder di Market Motive, un personaggio a mio avviso adorabile per il suo amore verso i dati e l’analisi, ha scritto un vero e proprio manifesto per Web Marketers & Analysts, nel quale al punto 4 scrive queste parole:
“I believe that God created the Internet so we could fail faster”
…In the offline world it is very expensive to experiment and test, the cost of failure is very high. As a result we don’t take risks.We keep doing what we think “works”, until the day we go bankrupt. The web changes that. You can take dramatic risks, at very low costs and learn big. Your website is nothing but a machine built to make you smart by taking lots of risks…
….The cost of taking risk on the web is low. You can try a idea. Give it a try. Fail faster…
Avinash ha ragione! Oggi grazie a internet possiamo assumerci questo rischio a un costo veramente basso!
Un domanda per capire il concetto? Secondo voi AirBnB (la famosa StartUp americana di SanFrancisco già citata da Gross nel precedente video) quanti appartamenti possiede? La risposta è semplice: zero, nada!
Hanno fatto quello che una StartUp dovrebbe fare, cioè validare un nuovo modello di business, partendo da un’idea che non sembrava riscontrare attenzione ma diventata sostenibile grazie al giusto timing. La sperimentazione di nuovi modelli di business è oggi in gran parte possibile grazie alla crescita del digitale e alle nuove tecnologie che hanno aumentato esponenzialmente l’accessibilità agli strumenti e modelli di business digitali.
Il metodo Lean StartUp
Concludendo mi piace sottolineare un ulteriore aspetto e cioè il metodo applicato dal team per validare il modello di business e la visione della StartUp.
In molte occasioni si tende ad inglobare l’argomento all’interno di uno dei 4 temi principali indicati precedentemente, precisamente all’interno dell’argomento il team.
Personalmente invece preferisco analizzare il metodo di lavoro, con un attento focus a parte. Per quella che può valere la mia personale esperienza, nella fase di scrittura del Business Plan oppure nella vera e propria fase di execution serve applicare il giusto approccio. Il rischio altrimenti è quello di lavorare per mesi o addirittura anni a ritmi serrati (saltando anche troppi appuntamenti con molti amici e facendo sacrifici nella vita di tutti i giorni) per scoprire solo alla fine che la visione portata avanti dal team non rispetta le aspettative e al mercato non interessa un fico secco!
Sul metodo e gli strumenti da utilizzare trovo molto interessante il metodo Lean StartUp scritto da Eric Ries, giovane imprenditore americano. Questo libro mi dato lo slancio per avviare insieme ad altri ragazzi una social media agency: Socializers diventata poi Btrees.
Il Lean StartUp è un metodo molto orientato al “data driven approach” che grazie a continui feedback raccolti dall’esterno riesce a ridurre drasticamente la percentuale di fallimento. Vale sia per ambienti in costruzione come le StarUp ma è applicabile anche a spin-off di realtà aziendali molto consolidate in quanto costruisce un modello di verifica efficace e continuo. Questo metodo trova le sue radici nella produzione leggera conosciuta come il “Lean Manufacturing” di Toyota e prende ulteriori spunti dal design thinking, dal customer development fino ad integrare anche tecniche di agile development.
Il suo libro “Il metodo Lean StartUp: innovazione senza sprechi per nuovi business di successo” è una lettura piacevole e ricca di esempi. La consiglio.