Eccomi al terzo appuntamento sull’innovazione e l’impatto del digitale sulla nostra economia.
Nei primi 2 post mi sono soffermato sul definire l’innovazione (abbiamo definito che è un processo). Di come fare innovazione: open innovation vs closed innovation, fino ad arrivare alle sfumature che possono essere collocate all’interno del tema innovazione:
Abbiamo capito quanto quindi non si possa stare fermi e si sia “quasi obbligati” a procedere in questa direzione. Ma come posso fare, come un’azienda può fare per non incorrere in rischio d’investimento e buchi nel vuoto. Per evitare di perdere tutto il capitale serve infatti una strategia. Definire una strategia aziendale che guardi al futuro però, non è così facile e potrebbe portare a scelte disastrose se affidata a persone poco lungimiranti (i cattivissimi HiPPO cioè le highest paid person’s opinion) oppure se trascurata nel tempo, si veda il caso Kodak su tutti.
Innovare come strategia aziendale è quindi l’argomento di cui parlerò oggi, utilizzando come esempio la strategia ben riuscita della Walt Disney.
Innovare come strategia
La mission aziendale del colosso americano produttore di cartoni animati è sempre stata, fin dalla sua fondazione: “rendere le persone felici” ma con lo sviluppo della tecnologia e di vari software 3D per la realizzazione di cartoni animati digitali stava per correre un grosso rischio. Quale? Perdere la leadership nel mercato. La Walt Disney, per evitare questo scenario futuro, ha dovuto attuare una strategia d’innovazione che non obbligatoriamente passasse dalla proprie mura “domestiche”. Pixar infatti, era ormai il rivale più temibile e troppo difficile da raggiungere a livello di competenze interne e struttura organizzativa. La Walt Disney definì così azioni di business intelligenti, basate sulla sua attenta strategia di innovazione: quando non puoi battere i tuoi nemici, unisciti a loro. Acquistò così la Pixar. La strategia attuata in questo caso è una strategia di fusione / acquisizione in inglese M&A: Merger & Acquisition.
Senza addentrarci troppo nell’argomento – che meriterebbe un esperto e non sicuramente il sottoscritto – esistono vari tipi di strategia attuabili ma per una infarinatura generale condivido con voi la la matrice che ho recuperato dalle slide del corso. Nella slide appena sotto è raffigurato l’Action Model Matrix, dove l’asse delle X è rappresentato dal “Control” in italiano controllo mentre l’asse delle Y dal “Momentun” cioè il momento. Walt Disney in quel determinato periodo storico e grazie ad una corretta valutazione del mercato, ha preferito un strategia basata sul maggior controllo, all’interno di quel momento specifico. Un’attesa ulteriore avrebbe potuto cambiare drasticamente le cose a sfavore della stessa Walt Disney.
Senza addentrarci ulteriormente sull’Action Model Matrix, quello che invece mi preme sottolineare in questo articolo è invece un la necessità di avere una strategia per innovare in azienda. E se per i piccoli business un sito grosso è la curiosità personale dell’imprenditore che fa la differenza, a livelli più grandi cioè di medie grandi imprese serve in vece avere un vero e proprio piano strategico. Scriverlo non è così semplice e richiedo molto studio ma è fondamentale, per farlo possiamo aiutarci dividendo la strategia in essenzialmente in 3 parti:
- la strategia aziendale a cui fa riferimento il business plan, la mission e la vision dell’impresa,
- la strategia di funzione, cioè la declinazione della strategia aziendale nelle differenti aree funzionali e operative dell’azienda,
- la strategia di innovazione, trasversale alle singole funzioni ed aree di competenza, deve essere strettamente collegata però alla strategia aziendale.
Dando per scontato che la strategia aziendale e di funzione debbano essere scritte all’interno del business plan, possiamo concentrarci qui sulla strategia d’innovazione.
Come definire una strategia di innovazione
Quattro sono i punti fondamentali da sviluppare per costruire una solida strategia di innovazione:
1 – Orientamento Strategico.
Una strategia di innovazione va a definire la direzione / orientamento che l’azienda deve perseguire. E’ un obiettivo a lungo termine e molto ambizioso. Prende in analisi le competenze chiave possedute internamente, cercando di estenderle fino al limite – streach – e coinvolge, motivandoli, tutti i livelli organizzativi, dando appunto un orientamento, una direzione.
2 – Scelta dei progetti.
La scelta dei progetti da inserire in una fase di incubazione deve prevedere un’attenta analisi in termini di tempo, finanza, momento, competenze interne, analisi dei rischi/benefici e opportunità.
3 – Partner da coinvolgere.
Coinvolgimento di tutti gli stake-holders interessati partendo da colleghi e dipendenti ma anche elementi esterni all’azienda.
4 – Proprietà intellettuale.
Definire come garantire le rendite generate dalla mia innovazione: la proteggo come Apple? All’opposto ne aiuto la diffusione come nel caso di Google con Android? Oppure scelgo di mantenere il controllo come Microsoft? Infine, calcolare il grado di appropriabilità, cioè la capacità dell’azienda di trattenere a se le rendite.
Queste sono le indicazioni per scrivere una valida strategia di innovazione coerente con il business core aziendale e rivolta al futuro.
Considerazioni e consigli per un interessanti letture
Aggiungo alcune considerazioni personali derivanti dalla mia esperienza lavorativa. Lavoro in una multinazionale e potendo toccare con mano queste dinamiche, concordo con la visione di Henry Chesbrough e cioè che solo le aziende che avranno rivisto i loro modelli di business o ne avranno validati di nuovi, creando esperienze significative tra utenti e brand sopravviveranno. La loro capacità di innovare e partecipare a questa rivoluzione tecnologica detterà i ritmi e chi guiderà questo cambiamento. L’innovazione aperta è quindi la base per essere ancora competitivi tra 10 anni. In alternativa si è destinati ad un forte ridimensionamento o nei casi più brutti alla chiusura del business.
Come promesso all’inizio del mio primo post sul tema innovazione, ecco un consiglio utilissimo per approfondire l’argomento e per migliorare il nostro inglese:
Open Innovation
– The New Imperative for Creating and Profiting from Technology –
PS: aggiungo una ulteriore lettura che ho trovato in corso d’opera dal titolo “I 10 tipi di innovazione“ di cui magari scriverò più in avanti.
Con quest’ultimo spunto concludo l’articolo, ringraziando chiunque abbia avuto la pazienza di leggere fino a questo punto ma mi raccomando non limitatevi a questo, scrivetemi, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, quali sono invece le vostre esperienze sul campo.
Articoli precedenti:
– Open Innovation: come innovare nell’ Era delle Tecnologie Disrupitive
– Tipologie di innovazione, intesità e diffusione
Enjoy yourself, è ora di aprire una buona bottiglia di vino.